La Pecora di Pasqua

Diventano frequenti gli incontri con la scrittrice siculo-londinese Simonetta Agnello Hornby. Stavolta ci incontriamo all'Istituto Tecnico di Canicattì la mattina del 21 settembre, anniversario della morte del giudice Livatino. In verità è la scrittrice che incontra i ragazzi dell'istituto ma anche una rappresentanza del Classico e dello Scientifico di Canicattì. Si parlerà di mafia e di regole, ma anche dell'ultima fatica letteraria della Hornby, uscita da pochi giorni presso i nostri amici di Slow Food Editore. Il libro si intitola "La pecora di Pasqua" ed è la prima uscita di una nuova collana dell'editore piemontese, la piccola biblioteca di cucina letteraria. Vi rimando alla pagina dello store per approfondimenti.


La Hornby ci narra una breve storia oltremodo evocativa.
La sorella della scrittrice, Chiara, ci presenta la sua ricetta dell'agnello pasquale favarese.
Due parole vanno dette sulla performance della scrittrice. Si, perché in qualche modo di performance si può parlare. Lei sta in piedi e ci racconta con veemenza e chiare parole la sua visione delle cose. Non lesina consigli e avvertimenti. Di tanto in tanto bacchetta alunni - e ahimè professori - che si distraggono. Si prende una buona dose di applausi e le domande mediamente interessanti dei ragazzi. Sulle domande dei professori non esprimiamo commenti. In tutto questo il fiduciario della Condotta può a mala pena fare un paio di domande centrate (era l'unico che avesse letto il libro) e parlare brevemente di Slow Food Editore.

Ma se l'imago..



Nella città invisibile (e un po' sconclusionata)

Venerdì 11 agosto 2012.
Serata nella villa di Antonio Cani, amico, socio, cuoco. Qualche lacuna nelle attività di organizzazione. E così, in una magnifica serata nella quasi campagna di Canicattì, tra decine e decine di persone, si è ascoltato buon jazz (col Gianni Gebbia Trio), qualcuno ha sbraitato, qualcun'altro si è incavolato. Altri ancora se la sono goduta, altri hanno mangiato le buone cose preparate da Antonio. Ma in piena notte.


Il buon fiduciario non si è divertito molto perché magari avrebbe voluto che le cose fossero andate in modo diverso. Ma così è la vita. Resta qualche foto notturna, il ricordo dei ravioloni e la consapevolezza che non sempre le cose vanno come dovrebbero andare.

Ma se l'imago...